Integralismo audiofilo?

Beh, il termine potrebbe apparire alquanto spinto, tuttavia è con questo aggettivo che mi si apostrofa spesso, simpaticamente.Mi chiamo Francesco Vecchio e si, sono un appassionato di alta fedeltà, ma soprattutto un’appassionato dell’ordine e delle cose fatte bene.

Il Forrest Powercord non è altro che il frutto di questa mia passione.La ricerca estrema della neutralità, della linearità della risposta in frequenza mi ha portato alla ricerca di una geometria che potesse coniugare le caratteristiche di cui sopra con una esposizione tridimensionale dell’evento, coerente e realistica, aspetto a cui ho sempre tenuto tantissimo, e che esperienze precedenti, seppur di alto o altissimo livello, non sono mai riuscite a realizzare.

Già… un esposizione meravigliosamente piatta oppure con una profondità magari più pronunciata e coerente ma evidenziando grossolanità imbarazzanti nella risposta in frequenza.

Questo è quanto ho potuto finora riscontrare in qualunque prodotto di questo tipo fosse passato dalle mura di casa mia.Il Forrest è una felice sintesi a tutto questo.

Ed è il motivo per cui, in contesti equilibrati e assennati si è dimostrato finora un autentico punto d’arrivo.

Fa suonare semplicemente l’elettronica, tenendola per mano, come farebbe una mamma col suo bimbo, facendole esprimere tutte le sue peculiarità progettuali. Data la filosofia di progetto, le prestazioni salgono vertiginosamente, direi in ragione esponenziale, con l’aumento del numero di Forrest all’interno di un sistema. Perché, ricordiamolo, è l’elettronica che suona, mica il cavo di alimentazione.

Consiste in questo la missione Forrest. Far esprimere al massimo l’elettronica che va ad interfacciare.

Il senso di un qualcosa di alieno, di forzato, di artificioso viene immediatamente evidenziato con prodotti improvvisati o frutto di idee strampalate ed esaltato in ragione alla qualità e alla classe degli apparecchi e del sistema audio. Il Forrest non aggiusta, il Forrest non corregge, il Forrest non equalizza, ma esalta al massimo quanto di bello sia già presente nel cuore di ogni sistema audio ed è il motivo della sua presenza oramai massiccia nelle realtà più prestigiose e ambiziose del panorama dell’high end italiano.

Il rovescio della medaglia?

Semplicemente che un sistema che non sia sano timbricamente, per un qualunque motivo, non andrà mai d’accordo col Forrest, data la sua neutralità e la sua naturale tendenza a far passare tutto, le cose belle e anche quelle meno belle e allora il componente che arriva più convincente all’orecchio è quello più equalizzato in contesti piatti e poco coinvolgenti, oppure quello più piatto in contesti eufonici e pompati.

Un altro modo per dirlo?

Nascondere la spazzatura sotto il tappeto.

Una banale metafora a sottendere problemi spesso parecchio gravi che costringono l’audiofilo a vagare in un eterno ginepraio senza sbocchi.

Perché l’idea di fondo deve essere l’equilibrio.

L’unico vero vincitore nell’alta fedeltà.

Cosa comporta esso? Buonsenso, consapevolezza e ragionevolezza nelle scelte, sapere distinguere (con le proprie orecchie) la sostanza dalle chiacchiere da bar o le idee strampalate di qualche pasticcione sotuttoio.

Capite adesso il perché del titolo?

Gli impianti ben suonanti sono SOLO quelli equilibrati e NON quelli costosi.