Era ora.
Non è stato ne facile ne immediato.
Cinque anni fa vedeva la luce il primissimo Forrest, frutto di due mie esigenze in fatto di powercord. L’estrema linearità e un parametro a me sempre caro e che ho sempre ricercato in un impianto audio, la spazialità e la ricostruzione scenica dell’evento.
Elementi la cui sintesi non avevo mai trovato in tutti i powercord fino a quel momento posseduti (tutti di altissimo livello, niente roba entry level nelle mura di casa mia o frutto di qualche pasticcione…).
Il Forrest, successivamente battezzato poi Nero, dopo la nascita dei suoi splendidi ‘colleghi’. Il Red, cavo pensato espressamente per il digitale e l’inarrivabile Supreme Reference, l’apoteosi del progetto Forrest (poi divenuto il mio marchio) nonché pura espressione della mia follia.
Da qualche tempo avvertivo la necessità di un upgrade, non di un qualcosa che sapesse di markX, ma di rivoluzionare l’intero progetto per renderlo ancora più competitivo in quella fascia di powercord molto alta (range in cui finora egli ha navigato) in cui merita di rimanere.
Ho quindi ‘reinventato’ il sistema D-Helix, completamente ridisegnato, implementando due eliche pure concatenate a circuito invertito, uno per la fase e l’altro per il neutro, mantenendo lo schema simmetrico. Tutto questo per contenere antipatici fenomeni capacitivi, controllare il carico induttivo, migliorando di fatto la schermatura cosiddetta ‘per compensazione’ che è una caratteristica fondamentale di tutto il mondo Forrest.
In pratica è il cavo stesso a schermare se stesso.
Per ottenere tutto questo, mi duole dirlo, ma bisogna essere andati a scuola e aver frequentato le lezioni di fisica. Niente radio elettra delle patatine col solito conduttore in rame lunare, del tutto fuori norma e con caratteristiche fisiche imprevedibili e pericolose.Il powercord, oltre che ben suonante deve garantire la sicurezza.
Ma so che queste, per i più, rimangono parole buttate al vento e qualche cialtrone analfabeta avrà sempre modo di piazzare i suoi miracolosi cavi in “arggggiento”…
Il suono.
Il confronto l’ho fatto sia con la vecchia versione del powercord che col Supreme Reference.
Vi dico subito che il glorioso primissimo Forrest è stato pesantemente surclassato, soprattutto nella profondità e nella raffinatezza. Questa nuova versione suona più estesa, ancora più ariosa e coinvolgente e, permettetemi, più musicale e coerente. Una bella spanna più su nella direzione della classe e del livello dell’oggetto. Davvero un’altro suono, accidentaccio…
E col Supreme Reference?
Beh, quello è un powercord che non è in alcun modo raggiungibile. Mettiamoci il cuore in pace. Il Supreme rimane un cavo da pazzi per come è pensato e per come è costruito ed è un mondo, direi, un universo a parte. E’ anche giusto che sia così.
Sul piano pratico, seppur più massiccio e ingombrante rispetto alla vecchia versione, ammette ancora ampi margini di manovrabilità e non pone difficoltà eccessive al suo posizionamento.
Beh, obiettivo raggiunto direi.
Da adesso in avanti, chi mi chiederà il Nero, si vedrà recapitare questo oggetto inquietante…