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IL II

Già, il secondo (e ultimo) capitolo di una storia nata meravigliosa fin dal primo ascolto.

Vi presento il Supreme II Apex, il nuovissimo riferimento nel mondo dei powercord Forrest Audio.

Apex. L’apice.

Il successore del Supreme Reference non poteva che posizionarsi lassù, sulla cima dell’Olimpo dei cavi di alimentazione per l’alta fedeltà.

Si, la nuova versione del Supreme era ormai diventata un tarlo, soprattutto perché era già difficile rendere migliore un qualcosa che in molte salette esclusive, si era già rivelato assolutamente risolutivo e aveva surclassato in maniera macroscopica e impietosa tutto il preesistente, al netto del listino e del blasone.

Cosa era l’aspetto che più convinceva e ammaliava del Supreme Reference, caratteristica che in prodotti analoghi rimaneva solo accennata?

La scena, ariosissima, immensa, grandiosa. Una ricostruzione olografica talmente grande da dare l’illusione di moltiplicare le dimensioni della sala d’ascolto, impianto permettendo.

Caratteristica che nel nuovo progetto non solo non ho voluto perdere o ridimensionare, ma che ho reso ancora più precisa e focalizzata.

La ricostruzione del palcoscenico in questa nuova versione è inquietante per quanto è precisa, a fuoco e coerente, pur mantenendone la grandiosità e la grande spazialità.

Ciò che però segna una differenza molto marcata rispetto al passato è la velocità, la reattività nei transienti, la dinamica. Insomma, il Supreme II è decisamente più sveglio.

Per conseguire questo risultato, il progetto è stato ovviamente stravolto e completamente rinnovato, partendo da un foglio bianco e mantenendo della vecchia versione solo il numero dei conduttori, sei per la fase e sei per il neutro, stessa sezione e con un nuovo disegno del piano delle masse che rende la schermatura per compensazione ancora più efficace. Ciò conferisce al suono, oltre ad una gran precisione, un silenzio infrastrumentale mai provato prima.

Per coerenza e per garantire una corretta continuità timbrica, la scelta dei connettori è caduta sui Viborg top di gamma, quindi con guscio in alluminio (davvero efficace) e contatti in rame pieno rivestiti in purissimo argento.

La geometria è costituita da dodici eliche indipendenti a passo progressivo, con struttura invertente e simmetrica per le due fasi.

Questa struttura mi ha permesso di agire puntualmente sul carico induttivo, che essendo più sensibile alle variazioni sui parametri che ne determinano i valori elettrici, soprattutto la L, mi ha permesso di ottenere un controllo davvero chirurgico agli estremi di banda. Qui, la differenza col suo predecessore è ancora più macroscopica.

Questo rende il powercord globalmente più raffinato nell’esporre il messaggio musicale, a cui garantisce un basso granitico, velocissimo, ma senza mai dare la sensazione di invadenza, di slabbrare. Dall’altra parte sul medio alto, abbiamo una gamma media dannatamente coinvolgente con un estremo altissimo esteso, ma levigato, setoso e mai fastidioso.

Le prove le ho eseguite nel mio sistema con il nuovo arrivato ad alimentare la multipresa Oyaide che da corrente all’intero sistema, al posto del precedente Supreme Reference, fin qui insostituibile.

Il powercord è ovviamente destinato a tutti i tipi di elettroniche, dai pre, alle sorgenti digitali fino ai finali di grande potenza, essendo la sezione risultante bella generosa (4,7mmq per ogni fase).

E’ ovvio altresi che il suo target è costituito dai contesti di livello top high end, con apparecchi che ne sappiano valorizzare ogni esclusivissima sfumatura, allestiti con buonsenso e con la passione di chi ama l’alta fedeltà ed è dotato della sensibilità per apprezzare il suono, la Musica di qualità no compromises.

E’ tutto.

NERO?

Si, ma Reference.

Vi presento il nuovo powercord Forrest di riferimento:Il Nero Reference Dark Matter.

Anticipo subito che non sostituisce niente nel catalogo. Esso si va semplicemente ad affiancare al top Supreme di cui si è rivelato fin da subito complementare.Del Supreme condivide il medesimo piacere d’ascolto, sempre a livelli altissimi, ma espresso in maniera diversa.Il nuovo nato, rispetto al top conosciutissimo e omnipresente in molti sistemi di alto e altissimo livello, offre un esposizione più precisa, esprimendo un diverso modo di essere introspettivo. Così, se il Supreme è più avvolgente, con una gamma media calda e ricchissima che incanta e coinvolge, la versione reference del Nero entra maggiormente nei meandri del messaggio musicale, rivelando in maniera naturale e maledettamente coerente ogni intimo dettaglio, la ricchezza del messaggio musicale, la rigogliosità della gamma media è la medesima del ‘collega’ con cui condivide il trono.Per arrivare a tutto questo, era necessaria una geometria molto particolare e ricercata che ho potuto realizzare solo grazie ad un idea, il cui sviluppo e la successiva implementazione ha richiesto una montagna di ore di lavoro e di affinamenti.L’idea?Usare il neutro come ‘architrave’ su cui il conduttore di fase si adagia in maniera naturale. I conduttori sono otto in totale, quattro per ogni fase + il conduttore di terra, anch’esso asservito allo scopo di creare quella sorta di autostrada su cui far transitare il conduttore di fase. Quattro eliche per ogni fase con passo progressivo e andamento invertente. In questo modo ho ottenuto un valore induttivo tale da estendere la risposta in frequenza in alto senza incorrere in distorsione. Anche il basso ne guadagna parecchio in velocità e definizione. Come per tutti i Forrest, non esiste uno schermo fisico, ma esso si autoscherma (schermatura per compensazione) ogni qualvolta transita la corrente, grazie al carico capacitivo conferito dalla geometria.Ecco perché Dark Matter. Come la materia ordinaria, che vediamo, osserviamo e misuriamo si adagia sulla materia oscura che ne costituisce la struttura portante, qui la corrente di fase fa lo stesso col neutro.Per questi motivi, il sistema è naturalmente asimmetrico, con una sezione risultante di ben 4mmq per la fase e di 5 per il neutro. Il conduttore è sempre rame OFC secondo normative. Le dimensioni e la sezione sono le medesime del Supreme Reference, molto imponenti.I connettori sono Viborg in rame pieno, rivestiti in oro 24K onde evitare antipatiche ossidazioni, opportunamente tweakkate dal sottoscritto sugli chassis con materiale antirisonante. Il tutto viene infine rifinito con rivestimento in fibra di carbonio.La sua destinazione?Nessuna preferenza. Il suo target sono le elettroniche di riferimento, di qualunque tipologia, in contesti davvero di altissimo livello, come per il Supreme.

E’ tutto.

SAN VALENTINO…!

FINALMENTE…

… il phono.

Ovvero il Forrest dedicato al giradischi.Eccolo.Il Virgo Reference Phono.Finito questa mattina dopo tre giorni di lavoro assiduo e altrettante settimane di studio, necessarie per realizzare questo progetto, meditato da tempo e prevedibilmente parecchio complesso.

La sfida era pensare un cavo di segnale dal carico capacitivo tale non solo da non snaturare le peculiarità della testina (mi sono tenuto in un range abbastanza largo), ma che potesse costituirne esso stesso, insieme al piano delle masse, la schermatura ulteriore.

Il tutto, cercando di stare dentro una dimensione ragionevole e mantenendo il giusto grado di maneggevolezza.

La geometria, denominata DD-Helix consiste in due doppie eliche concatenate. Una per ogni canale.

Il conduttore per il segnale è l’eccellente rame UP-OCC solid core dalla purezza 7N. Il piano della massa è invece costituito da altrettante eliche concatenate a passo progressivo, realizzate con conduttore in argento purissimo, per un totale di otto conduttori, di cui quattro, intrecciati (e visibili), vanno direttamente a massa.

I connettori sono i Viborg in rame pieno, placcate in oro 24K e le saldature eseguite con materiale audiograde WBT, privo di piombo.

Massima cura, dato il segnale delicato (e critico) che dalla testina arriva ai connettori del pre phono.

Il suono, seppur a km 0, fin dalle prime battute, appare di classe elevatissima.

Preciso, velocissimo e con un dettaglio che non credevo potesse essere estrapolato dai solchi di un vinile. Tutto questo unito ad una ricchezza armonica che il cavo precedente (che non cito per correttezza), seppur costosissimo, neanche si sognava.

Io lo trovo fantastico, anche se prevedo un lunghissimo periodo di burn-in.

Scusatemi, ma non riesco a trattenere l’entusiasmo per questo risultato.

Comunque c’è, adesso esiste ed è bellissimo.

… ED IO NO?

Sembrava dire il Supreme Reference, il ‘più meglio’ di tutti i Forrest, dopo che tutti in famiglia oramai sono stati upgradati con delle Viborg top di gamma in rame pieno.Ho provveduto.Guai a far venire i complessi d’inferiorità ad un cavo audio.Specialmente se è il re Supremo, appunto…

I Forrest di potenza?

Eccoli.

Adesso il cerchio è (davvero) chiuso.

Vi presento i Virgo Reference speaker cables.

Il cavo di potenza ideale per garantire la continuità ad altissimo livello dei Virgo interconnects di segnale fin dentro (letteralmente) i morsetti dei diffusori.

La geometria, T-Helix, estremamente elaborata, consiste in due coppie di eliche invertite (una per polo), a sezione differenziale e a passo progressivo per un totale di 13AWG per polo. Tutto ciò consente di mantenere molto contenuto il carico capacitivo, nonché un controllo dell’induttanza risultante in modo da garantire un corretto roll-off sulle alte ed altissime frequenze. La particolarità è che tale struttura viene poi suddivisa in maniera speculare nelle terminazioni in modo da conservare le caratteristiche fisiche del cavo stesso fino al punto di saldatura dei connettori, effettuata con materiale audiograde ad alta percentuale di argento (ecco il “letteralmente”).

Nel caso specifico i connettori sono forcelle in rame pieno. I conduttori, per tutte le sezioni, sono composti di rame UP-OCC solid core, ultrapuro (7N). Ciò garantisce una elevatissima velocità di propagazione del segnale, così da esaltare le capacità di pilotaggio dell’amplificatore. La schermatura è, come tutto il mondo Forrest, per compensazione. E’ il cavo stesso a fare da schermo durante il passaggio della corrente.

Non chiedetemi come ho fatto, senza impazzire ad incastonare 40 metri di conduttore in due cavi da 2,60 metri che non lo so nemmeno io. La cosa positiva è che nonostante la mole, il cavo vanta doti di manovrabilità eccellenti e consente un più che agevole posizionamento.

Nero 2021

Era ora. Non è stato ne facile ne immediato.

Cinque anni fa vedeva la luce il primissimo Forrest, frutto di due mie esigenze in fatto di powercord.

L’estrema linearità e un parametro a me sempre caro e che ho sempre ricercato in un impianto audio, la spazialità e la ricostruzione scenica dell’evento. Elementi la cui sintesi non avevo mai trovato in tutti i powercord fino a quel momento posseduti (tutti di altissimo livello, niente roba entry level nelle mura di casa mia o frutto di qualche pasticcione…).

Il Forrest, successivamente battezzato poi Nero, dopo la nascita dei suoi splendidi ‘colleghi’. Il Red, cavo pensato espressamente per il digitale e l’inarrivabile Supreme Reference, l’apoteosi del progetto Forrest (poi divenuto il mio marchio) nonché pura espressione della mia follia.

Da qualche tempo avvertivo la necessità di un upgrade, non di un qualcosa che sapesse di markX, ma di rivoluzionare l’intero progetto per renderlo ancora più competitivo in quella fascia di powercord molto alta (range in cui finora egli ha navigato) in cui merita di rimanere.

Ho quindi ‘reinventato’ il sistema D-Helix, completamente ridisegnato, implementando due eliche pure concatenate a circuito invertito, uno per la fase e l’altro per il neutro, mantenendo lo schema simmetrico. Tutto questo per contenere antipatici fenomeni capacitivi, controllare il carico induttivo, migliorando di fatto la schermatura cosiddetta ‘per compensazione’ che è una caratteristica fondamentale di tutto il mondo Forrest.

Per ottenere tutto questo, mi duole dirlo, ma bisogna essere andati a scuola e aver frequentato le lezioni di fisica. Niente radio elettra delle patatine col solito conduttore in rame lunare, del tutto fuori norma e con caratteristiche fisiche imprevedibili e pericolose.

Il powercord, oltre che ben suonante deve garantire la sicurezza.

Il suono.

Vi dico subito che il glorioso primissimo Forrest è stato pesantemente surclassato, soprattutto nella profondità e nella raffinatezza. Questa nuova versione suona più estesa, ancora più ariosa e coinvolgente e, permettetemi, più musicale e coerente. Caldo e con una gamma media ricca e decisamente più appagante e coinvolgente. Molto più esteso in basso e con un estremo alto e altissimo più levigato e raffinato (ho studiato molto sul roll off in questa regione di frequenze). Ciò conferisce all’esposizione una scena più profonda, credibile e coerente. Una bella spanna più su nella direzione della classe e del livello dell’oggetto.

Davvero un’altro suono, accidentaccio…

Alla fine era quello che volevo, no?

Non si tratta di un upgrade tecnico, ma di un progetto distinto e nuovissimo. Ci sta pertanto che quanto da esso prodotto sia un qualcosa di completamente diverso.

Nero. Ecco la nuovissima versione.

Era ora.

Non è stato ne facile ne immediato.

Cinque anni fa vedeva la luce il primissimo Forrest, frutto di due mie esigenze in fatto di powercord. L’estrema linearità e un parametro a me sempre caro e che ho sempre ricercato in un impianto audio, la spazialità e la ricostruzione scenica dell’evento.

Elementi la cui sintesi non avevo mai trovato in tutti i powercord fino a quel momento posseduti (tutti di altissimo livello, niente roba entry level nelle mura di casa mia o frutto di qualche pasticcione…).

Il Forrest, successivamente battezzato poi Nero, dopo la nascita dei suoi splendidi ‘colleghi’. Il Red, cavo pensato espressamente per il digitale e l’inarrivabile Supreme Reference, l’apoteosi del progetto Forrest (poi divenuto il mio marchio) nonché pura espressione della mia follia.

Da qualche tempo avvertivo la necessità di un upgrade, non di un qualcosa che sapesse di markX, ma di rivoluzionare l’intero progetto per renderlo ancora più competitivo in quella fascia di powercord molto alta (range in cui finora egli ha navigato) in cui merita di rimanere.

Ho quindi ‘reinventato’ il sistema D-Helix, completamente ridisegnato, implementando due eliche pure concatenate a circuito invertito, uno per la fase e l’altro per il neutro, mantenendo lo schema simmetrico. Tutto questo per contenere antipatici fenomeni capacitivi, controllare il carico induttivo, migliorando di fatto la schermatura cosiddetta ‘per compensazione’ che è una caratteristica fondamentale di tutto il mondo Forrest.

In pratica è il cavo stesso a schermare se stesso.

Per ottenere tutto questo, mi duole dirlo, ma bisogna essere andati a scuola e aver frequentato le lezioni di fisica. Niente radio elettra delle patatine col solito conduttore in rame lunare, del tutto fuori norma e con caratteristiche fisiche imprevedibili e pericolose.Il powercord, oltre che ben suonante deve garantire la sicurezza.

Ma so che queste, per i più, rimangono parole buttate al vento e qualche cialtrone analfabeta avrà sempre modo di piazzare i suoi miracolosi cavi in “arggggiento”…

Il suono.

Il confronto l’ho fatto sia con la vecchia versione del powercord che col Supreme Reference.

Vi dico subito che il glorioso primissimo Forrest è stato pesantemente surclassato, soprattutto nella profondità e nella raffinatezza. Questa nuova versione suona più estesa, ancora più ariosa e coinvolgente e, permettetemi, più musicale e coerente. Una bella spanna più su nella direzione della classe e del livello dell’oggetto. Davvero un’altro suono, accidentaccio…

E col Supreme Reference?

Beh, quello è un powercord che non è in alcun modo raggiungibile. Mettiamoci il cuore in pace. Il Supreme rimane un cavo da pazzi per come è pensato e per come è costruito ed è un mondo, direi, un universo a parte. E’ anche giusto che sia così.

Sul piano pratico, seppur più massiccio e ingombrante rispetto alla vecchia versione, ammette ancora ampi margini di manovrabilità e non pone difficoltà eccessive al suo posizionamento.

Beh, obiettivo raggiunto direi.

Da adesso in avanti, chi mi chiederà il Nero, si vedrà recapitare questo oggetto inquietante…

I VIRGO BILANCIATI? ECCOLI.

Da oggi anche in XLR.I Forrest Virgo bilanciati. La natura bilanciata è stata curata ed implementata fin dalla geometria, intimamente ottimizzata allo scopo di coniugare nella maniera più conveniente possibile sul piano dei fenomeni di natura elettromagnetica, la fase e la controfase della connessione. Appena collaudati nel sistema di un caro amico e già dai primissimi vagiti, non hanno mancato di mostrare la loro grandissima classe, surclassando di fatto il preesistente. Davvero impressionante l’upgrade, su ogni parametro. Considerando il cospicuo rodaggio che questi nuovissimi Forrest hanno mostrato di gradire (direi di pretendere…) già con la versione RCA (semibilanciata), le potenzialità sono enormi. Non ho avuto pietà e ho incaricato questo mio amico di farli ‘cuocere’ un pò. Il mio stato d’animo? Orgoglioso, felice e… parecchio stanco.

VIRGO. L’interconnessione definitiva.

Finalmente l’interconnessione Forrest.

I Virgo Reference.

Rimando al dopo i perché di questa denominazione.

Innanzitutto la domanda… perché ho titubato tanto nell’intraprendere questa avventura nel territorio del segnale (come d’altronde fa chiunque sia dotato di un saldatore…)?

Semplicemente perché il dover mantenere i medesimi elevatissimi standard raggiunti dal progetto Forrest nelle alimentazioni hi end anche nella trasmissione del segnale è una roba davvero molto complessa e bisogna farsi il culo, soprattutto in sede progettuale per capirne prima le problematiche legate alla fisica dei fenomeni elettromagnetici, poscia approntare dei modelli matematici per cercare di sfruttare tali fenomeni nella maniera più conveniente possibile.

Prendere un conduttore, chiuderlo in un schermo, collegarlo a massa, saldare alle sue estremità un paio di connettori e poi rifinirlo con una calza?

No. Non si fa. O almeno, non si fa ad alti livelli e noi vogliamo sempre volare alti, lassù dove nemmeno le aquile oserebbero, nevvero?

Per fare lo cose per bene, bisogna studiare.

Lo studio deve procedere di pari passo percorrendo contemporaneamente due strade parallele, una nel dominio del tempo, l’altra nel dominio delle frequenze. 

Nel progetto ho implementato una geometria differenziale per il segnale e le masse, non solo per compensare in maniera efficace l’effetto Hall ma per conseguire un campo magnetico atto a direzionare i dipoli nella maniera più conveniente possibile in modo da ‘velocizzare’ il tragitto del segnale.

Pure la scelta e lo studio del dielettrico ha avuto un preciso focus. Oltre infatti allo scopo tradizionale, esso in un cavo di segnale hi end ha la precisa funzione di abbassare il livello delle microvibrazioni indotte dal passaggio degli elettroni che ricordiamo perseguono l’andamento della classica funzione d’onda.

Per ottenere ciò in maniera efficace ho ricorso ad un dielettrico fluido, avente la viscosità opportuna al fine di garantire al delicato quanto critico fiume di elettroni il giusto ‘comfort’.

Per il massimo rendimento dal punto di vista puramente elettrico, non ho badato a spese nella scelta del conduttore.

Si tratta di prezioso (e costoso) rame monocristallo UP-OCC dall’elevatissimo grado di purezza 7N (99,9999%) con trattamento Ohno.

L’apoteosi della purezza.

La schermatura è un progetto a parte, ed è basata come per tutta la famiglia Forrest sul fenomeno della compensazione, di tipo totalmente capacitivo. L’unico componente ‘attivo’ è l’elegante ma sobria calza esterna con inserti in rame pieno.

Una parte molto importante in un cavo di segnale top è quella in prossimità delle connessioni, parte curata maniacalmente sia dal punto di vista elettromagnetico che meccanico (non vogliamo mica che tutti gli accorgimenti adottati fin qui vengano sprecati anche in parte nei punti in cui dovrà avvenire l’interfacciamento con le nostre amate elettroniche, no?). Le saldature sono realizzate con componente audiograde (di derivazione Cardas). I connettori sono degli Axiomedia di fascia top rifiniti in oro 24K, isolati in teflon e chiusura a serraggio.

Il suono.

L’inserimento dei Virgo nel mio sistema ne ha rivoluzionato profondamente il suono, surclassando (direi, radendo al suolo) tutto il preesistente che al confronto si è rivelato ben poca cosa, nonostante dei listini con tre zeri.

La sensazione di grandiosità, di ampiezza (in combo con l’alimentazione Red e Supreme Reference) è decuplicata. Tutto questo insieme ad una coerenza e ad una eleganza del suono che hanno dell’incredibile! Oltre a ciò, i Virgo estrapolano una tale quantità d’informazione dalla registrazione che sembra davvero di stare ascoltando un ‘altro disco. Da questo punto di vista si tratta di un cavo estremamente rivelatore ed introspettivo. Impressionante la riproduzione dei transienti, la reattività e l’impeto della Musica. Velocissimo, niente code, niente porzioni di spettro audio che rimangono indietro o mancanti. In questo range, l’estensione agli estremi di banda è disarmante. Un basso profondissimo ma cesellato nel rispetto contemporaneamente di un fattore che è determinante per godere a pieno dell’evento sonoro: il senso del tempo. Credetemi, ci ho messo un po’ a chiudere la mascella di fronte a questa meraviglia….

Da queste ultime considerazioni si dovrebbe aver leggermente percepito il perché del nome.

La Vergine, oltre al mio segno zodiacale, denomina quella regione di universo che è sede di uno dei più grandi superammassi di galassie a noi conosciuto e di cui il nostro Gruppo Locale fa parte. Una regione che si estende per circa 250 milioni di anni luce.

Quindi, la grandiosità, l’immensità, il respiro.

E’ la peculiarità che salta subito all’orecchio all’inserimento di questi cavi. Un respiro, un senso di spazialità che non avevo mai provato anche con cablaggi che fanno di questo parametro il loro biglietto da visita e che, cribbio, hanno da sempre mantenuto le promesse all’ascolto. Ma qui siamo davvero su un altro livello.

Reference? Beh, penso che questo non abbia bisogno di alcuna spiegazione

I Virgo Reference sono disponibili su ordinazione sia in versione RCA che in bilanciato XLR, nella lunghezza di progetto da 1,25 metri. I tempi di consegna variano a seconda della disponibilità di volta in volta del materiale.

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